“Occidente e Gran Bretagna e la cattiva volontà Araba”: i responsabili del perenne conflitto Arabo-Israeliano
L’opinione
dello scrittore Enzo Salatiello
Il conflitto arabo – israeliano e più in particolare ebraico - palestinese è una delle questioni più antiche, difficili, divisive e spinose della storia del mondo. Spesso assistiamo più che a veri e utili dibattiti, a una sorta di “tiro alla fune” tra “tifosi” fidelizzati secondo le appartenenze politiche: a sinistra si difende sempre e comunque i palestinesi, a destra esiste un doppio strabismo: c’è chi detesta Israele per ovvi e storici motivi e chi detesta gli arabi, identificati come i clandestini che arrivano sulle nostre coste. Occorre conoscere la Storia per non trovarsi a declamare slogan triti e inutili parole d’ordine.
L’odierno
Israele corrisponde a una porzione di territorio sottoposto al dominio
turco-ottomano a partire dal 1571 fino al crollo dell’Impero Ottomano, alleato degli Imperi Centrali nella Grande
Guerra avvenuto nel 1918. Qui nascono i guai grossi, provocati dalla Gran
Bretagna, vincitrice del conflitto. Insieme alla Francia, si divide i territori
dell’ex impero arabo promettendo agli arabi, la nascita della “grande Nazione
Araba” però, com’è nel suo stile di sempre, e non mantenendo la promessa, gli
inglesi si prendono la Palestina, L’Iraq, la Transgiordania, l’Egitto. In tutti
questi secoli, dalla “Diaspora” ebraica, cioè la fuoriuscita degli ebrei dalla
loro Terra del VII secolo a. C. qualche decina di migliaia di ebrei concentrati
nel nord dell’attuale Israele è sempre rimasto là e ha sempre vissuto sotto un
clima di persecuzione e segregazione continua, così come in Europa nei vari
Regni a maggioranza cattolici. Proprio per difendersi da una recrudescenza
dell’antisemitismo provocato dalle Chiese: Cattolica e Ortodossa. Verso la fine
del XIX secolo, riprese un’immigrazione verso la Palestina di circa ottantamila
individui provenienti da tutta Europa. Verso l’inizio del nuovo secolo, la
Russia zarista affiancata dalla chiesa Ortodossa, il Fascismo e il Nazismo,
spinsero molti ebrei verso le Americhe e il Medio Oriente. Questo non fece
piacere agli arabi là radicati e perciò si spinsero verso una iniziale resistenza
antiebraica. La nascita del Movimento Sionista
voluta dal giornalista austriaco Theodore
Herzl, fu una risposta al crescente clima di odio e di peggioramento delle
condizioni civili e sociali degli ebrei di tutta Europa. Il movimento si
prefisse un obiettivo: avere una Terra propria, perché solo in questo modo si
sarebbero potuti difendere. La Gran Bretagna, conscia dei suoi interessi
strategici nell’area mediorientale, ostacolò con ogni mezzo l’immigrazione
ebraica in Palestina. Dopo aver provocato disordini e massacri con la sua
politica miope e colpevole, La Gran Bretagna, preferì lasciare la patata bollente
nelle mani delle neonate Nazioni Unite (Società
delle Nazioni). Dopo la seconda Guerra Mondiale, gli Alleati e tra gli
altri Paesi nel mondo, si avvertiva una sorta di senso di colpa nei confronti
degli ebrei, massacrati a milioni nei lager tedeschi. Riprese una massiccia
emigrazione verso la Terra Santa sempre ostacolata dalla Gran Bretagna che
arrivò addirittura a speronare un battello stipato di profughi ebrei
provenienti dai lager tedeschi ricacciandoli indietro. Gli ebrei risposero con
azioni terroristiche. Drammatico l’attentato del 22 luglio 1946 all’albergo King David Hotel di Gerusalemme, sede delle autorità governative inglesi. Vi
furono 91 morti e 46 feriti. Si paventò così la nascita di uno Stato ebraico
nel rispetto e nella pacifica convivenza con un altro arabo assegnato ai
palestinesi. Il progetto fu favorito dall’ONU, con USA, URSS, Francia e
indovinate un po’ con il voto contrario di chi? Della Gran Bretagna
naturalmente! Essa aveva troppi interessi (petroliferi) in quell’area per andare
a stuzzicare gli arabi con un avallo simile.
Tuttavia
ora elencheremo gli sbagli madornali e la cattiva volontà della politica araba
che non hanno mai permesso la nascita dell’altro Stato, quello palestinese:
1)
La
Risoluzione 181 delle Nazioni Unite del 29
novembre 1947 prevedeva la nascita sotto il controllo internazionale
dell’ONU di due Stati, uno ebraico e l’altro palestinese, indipendenti e
sovrani entro i loro confini e le proporzioni erano numericamente e a livello
territoriale nettamente a favore degli arabi naturalmente. Cosa risposero i
Paesi arabi? Un bel “no”! I palestinesi, sobillati dagli Stati arabi (Arabia
saudita, Egitto, Siria e Giordania) furono indotti a un netto rifiuto,
confidavano in una guerra che avrebbe ributtato in mare gli ebrei. Risultato:
2)
il
14 maggio 1948 nasce lo Stato di Israele proclamato unilateralmente da Benjamin Gurion e i palestinesi restano
con un pugno di mosche in mano. Il giorno dopo la proclamazione i Paesi arabi confinanti
attaccarono Israele, la guerra si risolse in poco più di un mese con una netta
vittoria degli ebrei. Negli anni a venire, Israele violò spesso gli accordi
provvisori di pace, perché costantemente preoccupato di un nuovo attacco e di
un’eventuale invasione. Per fronteggiare la crescente minaccia, Israele ha
ripetutamente ostacolato la distensione ma del resto chi erano i suoi
interlocutori? Organizzazioni terroristiche che minacciavano la distruzione del
neonato Stato. Gruppuscoli indipendenti, leader massimalisti e isolati.
3)
Dopo
la guerra del 1948, Israele accolse migliaia di profughi ebrei provenienti
dagli Stati arabi, al contrario, questi ultimi non accolsero i profughi
palestinesi in fuga. Già da questo momento è chiara la strategia demagogica e
doppia degli arabi nei confronti dei palestinesi: sfruttarne solo la causa per
tirare acqua al proprio mulino.
4)
Nel
1967 il presidente egiziano Nasser
nazionalizza il Canale di Suez e vi affonda navi e imbarcazioni per renderlo
impraticabile al passaggio del naviglio israeliano. Francia e Gran Bretagna
preoccupate per i loro affari istigano Israele ad attaccare il Sinai egiziano,
in poco più di quattro giorni lo Stato ebraico sbaraglia gli egiziani
ricacciandoli al di là del deserto. Da questo momento gli ebrei controlleranno
la Striscia di Gaza, riservata ai
profughi palestinesi fino al 2005, anno in cui Ariel Sharon, primo ministro
israeliano, smobilita dal territorio espellendo con la forza i coloni
israeliani insediati dal 1967, cioè dalla fine della “Guerra dei sei giorni”.
5)
Nel
1973 una coalizione araba attaccò di sorpresa Israele. Inizialmente in
difficoltà, lo Stato di Davide riuscì a contrattaccare, ci fu poi l’intervento
delle superpotenze USA e URSS che scongiurarono una escalation mondiale. A
causa degli arabi, questa ennesima crisi, provocò una grave crisi economica
dovuta alla mancanza del petrolio.
6)
Un’altra
figura emblematica della vicenda è Yasser
Arafat, un ingegnere nativo del Cairo che ben presto aderisce all’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) un organismo
paramilitare dalle sembianze terroristiche e in particolare, Arafat diventa il
leader dell’ala oltranzista dell’OLP: Al
fath! Per oltre quarant’anni anni a
capo di questa organizzazione, giungerà al Nobel per la Pace insieme Shimon Peres Yitzhak Rabin (pagato da quest’ultimo
con la vita) per “I loro sforzi per la pace in Medio Oriente”. Fu sospettato
per tutta la vita di connivenze con il terrorismo, ipotesi piuttosto
plausibile. Tuttavia, Arafat non ha mai fatto veramente nulla per la
pacificazione delle aree palestinesi. Memorabile il suo incomprensibile rifiuto
a uno Stato palestinese offertogli dagli USA e da Israele nel meeting di Camp David del 2000. Arafat morì nel
2004 forse assassinato dal servizio segreto israeliano. Dopo la sua morte si
parlò di un suo conto bancario di oltre 300 milioni di dollari. Il suo, molto
probabilmente era un mestiere.
7)
Dal
2005 si tengono le elezioni rappresentative nei territori dell’Autorità
Nazionale palestinese (Striscia di Gaza e territori della Cisgiordania). Indovinate
dopo 40 anni di presenza massiccia di Al Fath che nel frattempo si evolve verso
una posizione più moderata chi vince? Hamas!
L’organizzazione paramilitare vicina al terrorismo che si rifà al primo punto
della carta costitutiva dell’OLP e di Al Fath di quarant’anni prima: cioè la distruzione
dello stato d’Israele. Infatti di tanto in tanto partono razzi da
questi territori che vanno a colpire Israele e nel 90% dei casi sono civili le
vittime e i feriti. Anche Israele quando risponde, provoca vittime civili ma
per la ragione che Hamas, allo scopo di difendere i suoi arsenali di cui
Israele, ben conosce, con un sofisticatissimo sistema antimissile, si fa scudo
di civili, come fece Saddam Hussein nella Prima Guerra del Golfo nel 1991 che
schierò sui tetti degli edifici governativi, ostaggi europei.
8)
Le
ataviche divisioni e lacerazioni tra gli stessi palestinesi non permettono loro
di rafforzarsi con una proposta unitaria, un progetto omogeneo da presentare
alle Nazioni Unite. Da sempre gli arabi non sono d’accordo su nulla sotto
l’aspetto della strategia da adottare. Anche in Israele esistono molteplici
posizioni, si va dai fanatici religiosi, agli ortodossi, ai laici, alla
sinistra laburista. Insomma gli ebrei hanno fondato uno Stato democratico e
fortemente coeso. Questo permise anche a un falco di estrema destra come il
premier Ariel Sharon (con molti
lutti sulla coscienza), di sbaraccare i coloni dai territori occupati dalla
Striscia di Gaza dal 1967. Sharon, ebreo duro e inflessibile, persecutore di
palestinesi senza mai un tentennamento, arrivò a capire che era il tempo di
lasciare i territori ingiustamente occupati dagli ebrei. Un arabo lo avrebbe
fatto? No! Infatti, dopo la vittoria di Hamas, si scatenò nei territori una
guerra fratricida che fece molti morti, omicidi mirati e regolamenti di conto.
Hamas arrivò a disattendere le disposizioni del Presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen.
9)
In
conclusione, la colpa ricade quasi interamente sulla Lega araba. Una coalizione
di Paesi arabi che avrebbe il compito di cooperare sotto l’aspetto diplomatico
ed economico e che si è fatta carico della questione palestinese senza peraltro
riuscire mai a divenire un vero e autorevole interlocutore. Nella lega Araba
siedono Paesi come l’Arabia saudita, alleata di ferro degli USA e partner
commerciale dell’Occidente. Paese retto da una monarchia oscurantista che non
ha nulla a che fare col mondo moderno. Spesso coinvolto in episodi di crimini
contro l’umanità e discriminazioni di ogni genere ma non è il solo Stato, fa
compagnia anche Egitto (di cui sappiamo in Italia qualcosa a proposito di
Giulio Regeni, il cooperante torturato e ucciso dai servizi segreti egiziani.
C’è l’Iraq, paese più volte ingiustamente aggredito dall’Occidente e sconvolto
da fazioni sunnite e sciite che si combattono sanguinosamente. C’è la Siria. È
difficile indicare un singolo Paese arabo pienamente democratico e a sovranità
popolare. A differenza del mondo arabo, Israele è una vera e moderna
democrazia, la differenza non è poca. Insomma, siamo certi che sia Israele (da
sempre favorevole alla nascita si uno Stato palestinese) un ostacolo alla pace
in Medio Oriente e non gli interessi di bottega dei Paesi arabi?
Enzo Salatiello
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