“Carne”, esposta alla prestigiosa galleria Dantebus Margutta di Roma l’opera su tela dell’artista calvizzanese Ivano Felaco: racconta le piaghe della società contemporanea

                                                  

L’opera Carne su tela nasce con l’intenzione di provocare una discussione, partendo dall’Apocalisse di S. Giovanni, che parla di terre avvelenate, catastrofi naturali, bambini che muoiono tra le braccia delle proprie madri. Tali annunci di sciagure sembrano quanto mai attuali, mentre tra pandemie e scandali mala tempora currunt. Una strada che parte dalle chiese romane e arriva alla terra dei fuochi, passando per il Vaticano con umili riferimenti al fulcro del quadro che vuole introdurre lo spettatore nell’opera attraverso una maschera blu. Quest’ultima – oggi la maschera che dobbiamo portare per il Covid-19 – è l’oggetto della polemica, prima visionario e poi profetico, che suggella il tempo passato, sia del quadro (autunno 2019) che dell’Apocalisse (20 secoli fa) con quello presente (2020-2021), facendo da collante tra scritti millenari e notiziari quotidiani. Una scena che vuole essere un percorso che parte dalle grandi emozioni raccolte nelle chiese romane, con uno stile, in particolar modo per la luce, vicino alle produzioni caravaggesche. Il lume dell’arte rischiara e ispeziona non solo i corpi dei personaggi, ma anche la loro interiorità particolare e la storia in generale. L’arte di Ivano si fonda, infatti, su di una analitica osservazione con l’intento di cogliere ed esprimersi attraverso il linguaggio del corpo, raccontando le piaghe della società contemporanea, con dei temi che si rifanno alla mitologia. I tempi cambiano ma i mali purtroppo restano.

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