“Caccia alla volpe”: libere considerazioni sulla guerra in Ucraina

                                    

Da Gennaro GB Ricciardiello riceviamo e pubblichiamo

Sono purtroppo costretto a fare una premessa e “costretto” e “purtroppo” la dicono lunga sullo stato dell’arte della coscienza critica dell’opinione pubblica.
Sono profondamente convinto che Vladimir Putin sia un dittatore e preferirei la Russia finalmente governata in modo democratico. Punto!
Detto questo… Che l’occidente e gli USA in particolare si sono da qualche decennio prefissati l’obbiettivo di stringere d’assedio il monarca russo, era palese, questo sfruttando la vulnerabilità di una nazione che dopo la caduta del muro di Berlino, in una situazione economica disastrosa, aveva bisogno di tempo (molto tempo) per rimettersi in piedi. A questo punto dalle parti dell’occidente si è deciso di non concedere questo tempo o quanto meno di mettere il bastone tra le ruote per permettere si una ricostruzione della Russia, ma a misura delle esigenze occidentali.
Putin non era congeniale a tale scopo, così com’è nostalgico dell’Impero zarista… e quando uno non è congeniale agli interessi occidentali cosa succede? Scatta la Caccia Alla Volpe: un inseguimento lento ma mirato e preciso.  Lo hanno provato sulla loro pelle gli altri non/congeniali come Saddam, Gheddafi e per ultimo Assad, guarda caso tutti alleati della Russia, intoccabili fino a quando la stessa è stata in grado di proteggerli. Intanto l’altro fronte dell’accerchiamento si stringeva in Europa, assimilando alla Nato tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia, violando in modo reiterato accordi e promesse. Sono state libere scelte di quegli Stati certo, ma la Nato non è un club bocciofilo e non basta fare richiesta di iscrizione per essere inseriti, perché la predominante è l’opportunità di allargare l’alleanza che deve essere decisa all’unanimità di tutti gli Stati membri. Nel caso dei paesi dell’est Europa, l’opportunità non sussisteva, visti quei famosi accordi , promesse e rassicurazioni, l’unica opportunità era appunto, quella di stringere d’assedio lo stesso destinatario delle promesse.
L’azionista di maggioranza (quelli che ci mettono di gran lunga più soldi) della Nato,
sono gli Stati Uniti e questo fa comodo a tutti… ma è chiaro che non ci siano dubbi su chi detti le linee strategiche, in poche parole entrano nella Nato chi dice l’America…. Ulteriore premessa: non sono assolutamente antiamericano, la loro democrazia è migliorabile ma fino ad oggi nessuno è riuscito a fare di meglio, ergo sono i migliori!!
La volpe intanto si è rifugiata nella tana e ora bisogna costringerla ad uscire. Come si fa? La tecnica è quella di appiccare un fuoco con materiale non troppo secco in modo che produca molto fumo  proprio all’imbocco della tana stessa. Nel nostro caso l’imbocco della tana è l’Ucraina, allora si è lavorato, anche con investimenti economici consistenti, soprattutto da parte di Usa e Gb (non lo dico io ma è già storia acclamata) per finanziare la famosa rivolta di Maidan e prima ancora la fatidica “rivoluzione arancione”… eh si, perché le rivoluzioni, da sempre e tutte, hanno bisogno degli sponsor! Su questo bisognerebbe riflettere su come sia riuscita ad essere quanto mai redditizia la pur alacre attività di Zelesky come attore e produttore televisivo, visto che avrebbe avuto necessità di rifugiare le sue attività imboscandole in società off shore in diversi paradisi fiscali e avrebbe addirittura a disposizione una lussuosa ville a Forte dei Marmi da 3,8 mil. Di Euro (fonte C. della Sera), proprio dalle parti di quelle dei terribili oligarchi russi.
Ma torniamo alla volpe, che alla fine è uscita dalla tana visibilmente contrariata e ora sta sbranando la prima cosa che ha avuto davanti: il popolo ucraino!
Semmai ci fossero stati dei dubbi che Putin non è il cacciatore ma la preda, semmai volessimo credere che tutto quanto sia successo negli ultimi anni in giro per il mondo sia stato dettato dalla nobile missione dell’ “esportazione della democrazia”,
la finta gaffe del Presidente Biden nel discorso di sabato in Polonia, ha cancellato ogni remora, dimostrando che fin dall’inizio si puntava al bersaglio grosso.
Biden, dopo aver abbattuto i pezzi circostanti, ha mosso il primo scacco al re dichiarando che “Putin non può rimanere al suo posto” e contemporaneamente incitando il popolo russo alla sommossa promettendo “ un futuro per voi oltre Putin”. Quello che non troveremo scritto nei giornali e che nessun commentatore oggi si azzarderà a dire, ma che pur con assoluta certezza sta avvenendo in queste ore, è il lavoro dell’intelligence statunitense (in primo luogo) per “sponsorizzare” la cacciata di Putin dall’interno. Cosa che fra l’altro sta avvenendo già da anni… il fatto che lo Zelesky russo, Alexei Navalny fosse stato avvelenato (ovviamente per volere di Putin), con il Novichoc, un potente (tanto potente  poi non lo è stato)  agente nervino fabbricato “solo” in segretissimi laboratori russi, è di una pateticità tragicomica. Al fine di prova contro Putin, sarebbe stata meno attendibile una sua firma sotto una confessione.
Un comune veleno per topi o volendosi complicare appena un po’ il lavoro, del semplice cianuro, non sarebbero bastati?
Lo staff presidenziale ha subito messo una toppa alle dichiarazioni di Biden ben sapendo che delegittimare Putin come interlocutore, porterebbe all’interruzione dei rapporti diplomatici che è di solito il primo passo per una escalation militare.
La Casa Bianca ha in pratica smentito Biden, sminuendo le sue parole, ma il presidente si è veramente lasciato sfuggire una gaffe inopportuna e involontaria? Assolutamente no! Perché ha speso una figuraccia a fronte del messaggio al popolo russo che è passato forte e chiaro. Del resto la delegittimazione di Putin da parte di Biden viene da lontano: uno dei suoi primi pensieri appena eletto Presidente degli Stati Uniti, fu quello di definire Putin un assassino, sabato ha integrato con “macellaio”, aggettivo definito inopportuno anche da Macron. Sorge il dubbio su come possano conciliarsi questi epiteti con la sbandierata volontà di sedersi ad un tavolo negoziale con cotanto individuo al fine di salvare le sorti del popolo ucraino. Io di solito, quando ho intenzione di prendere un appuntamento con qualcuno, non lo definisco prima assassino macellaio davanti al mondo intero, casomai potrebbe irritarsi e non venire all’appuntamento… ma Biden ne sa sicuramente più di me.
Tirando le conclusioni,  pur volendo giustificare e capire, in un certo modo, gli interessi strategici degli equilibri geopolitici, pur volendo rimanere fedeli ai princìpi democratici del nostro mondo, pur volendo non tradire in alcun modo le alleanze, un giudizio morale è inevitabile.
Un giudizio che ci pone il dubbio se sia giusto essere ciò che siamo solo perché fortunati di essere nati dalla parte dei vincenti, dalla parte dei più forti militarmente.
Lo so che è sempre  stato così dal tempo delle guerre con pietre e bastoni fra tribù.
Allora bisogna esserne consapevoli e abdicare almeno alla nostra presunta supremazia culturale: o ce l’abbiamo più lungo, o siamo più civili. Si può essere l’uno e l’altro? No, perché la presunta civiltà ci dovrebbe indurre ad aborrire le vite umane come costo del progresso, soprattutto se quelle vite  non appartengono alla nostra comunità e questo è quello che sta accadendo.
Questi sono i fatti.
Le opinioni, i partiti presi e ciò che piace pensare sono un’altra storia.

Gennaro GB Ricciardiello




 

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