Calvizzano, si allunga la “Street View” dei ricordi: Massimo Sabatino ha accolto il nostro invito e si è messo subito in viaggio...
Stamattina mi sono svegliato di soprassalto, che strano sogno ho fatto! Sono diventato bambino tutto d’un tratto. Il sogno mi portava indietro nel tempo con una invenzione di un mio amico di sempre: camminavo di mattina presto per le strade di Calvizzano, mi apprestavo a rincorrere un carrettino di mia conoscenza, un vecchio rigattiere che ogni tanto veniva a Calvizzano per vendere qualcosa per campare. Si chiama "RICORDI", un inventore straordinario. Mi chiese di montare l'ultima sua invenzione: una macchina del tempo, incredulo di questa novità mi sedetti insieme a lui e cominciai a montare.........
All'improvviso come d'incanto mi ritrovo bambino, intorno a me tutto cambiato, vedo da lontano un carrettino e sento il trillo di un fischietto: è lui “GIACUMIN O LATTAR”, porta il latte tutte le mattine. Parte da lontano per finire miez a via: con 50 lire compri il latte della centrale, quello con la busta a forma piramidale. Intorno a lui si forma una folla di donne frettolose per comprare il latte e preparare la colazione. Scendo di casa ancora assonnato tutto intorno a me una campagna bellissima, il posto dove ho vissuto la mia prima infanzia, la strada dove c'era la sbarra chiusa: un limite per noi bambini, che paurosi non attraversavamo, sento la voce dello "SCHIAFFIER" che ancora oggi mi fa tremare. In un' area bella grande, dove giocavo nel terreno, sento la voce di CARMELA che chiama il figlio MARIO. Più in là una rete di metallo che faceva da barriera a 4/5 stalle, “GIGGIN E PISCEZZ” che munge latte caldo che bevevo a sazietà. Faccio attenzione ad un triciclo arancione, tutto arrugginito, il proprietario “AITAN O PIATTAR” vende detersivo, scambia parole con le clienti per concludere l'affare, pezze vecchie qua il sapone, è un autentico furbacchione. Fumante su un carretto il fuoco mosso dal mantice, azionato da “RAFEL O STAGNAR”, intento a "martellare" e ad aggiustare pentole di rame, il suo martellare inciso nelle mie orecchie si ode a chilometri di distanza. Nell'aria il profumo del pane appena sfornato, lo stesso che faceva da "sveglia" a quelle massaie impegnate a far la spesa. Sono passate appena le 8 e 30 e “CUNGETTIN A PANETTER”, dopo una nottata, vende il suo pane ancora bollente e qualche pizza col pomodoro per pochi clienti. Il viaggio poi continua più avanti nella salumeria di GIUSTINELLA, salumi freschi bella mortadella, una fettina per assaggiare come era bello. Più avanti incontro di nuovo “OTELLO”, il bluesman che scriveva poesie e canzoni da cantare, ma il colore della sua pelle lo ha fatto condannare. A terra i basoli fanno scricchiolare le ruote dei carretti e dondolare i poveri cavalli concentrati a trainare ma che scivolano sul basalto per mezzo dell'umidità: un cane sotto al carretto continua a essere sempre presente. Rivedo “CUCCHIETIEL”, il signore che vendeva vino e concimi: girava con una 750 multipla azzurrina. Poco distante tra carte e listelli “GAETANO RUSSO” e le macchine da stampa, tipografo di eccellenza che stampava su vecchi cliché le notizie sui manifesti da affiggere in città e bigliettini di ogni santo per tutte le festività. Più avanti a lui “RUSELLA” della lavanderia, madre di Antonio, amico di mio fratello, e la pasticceria di “UMBERTO RISPO”, veterano della città, ancora oggi presente. Di lì a poco con mani tremanti “GABRIELE”: aggiustava biciclette, un luogo magico incantato per noi bambini fiduciosi che quel poco di mastice ci facesse ancora divertire, mentre TOPOGIGIO con la merceria, aggiustava orologi con maestria. Sui muri stranezze, scritte di bianco rime di bibbia e strofe divine “VICIENZ O SANT” scriveva le storie di DIO CHIAPPARIELL intanto tagliava i capelli, le sue forbici affilate li tagliavano corti come erba di prato: ci combinava a carusiello. “PALMINA e DON PASQUALE” tabacchi e alimentari: sul bancone castagne lessate, un vaso da fiori con pasta a tubettoni. Il pozzo in piazza, gremita di persone, la cantina di “MARGHERIT A PISCIAIOL” intenta a cucinare, e dispensare un bicchiere di vino per lasciare tutti campare. Intanto comincio a crescere, la macchina del tempo prosegue il suo cammino spingendosi più avanti. Mi trasferisco FOR A VIA NOV, dove inizia una nuova vita, ho appena compiuto gli anni e ABRAMO il salumiere ipoteca la salumeria comprandola da PAOLO. Comincio a vedere un orizzonte diverso, il sabato diventa un qualcosa di importante, fiumi di persone si accalcano davanti alle porte del bar di TONINO, le schedine da giocare, e gli ultimi accorgimenti della squadra del cuore fanno da palcoscenico a chiassosi pronostici avventati. 1 x 2, la combinazione vincente, e le accese urla dei simpatizzanti delle tifoserie che puntualmente venivano richiamate per il troppo chiasso da TONINO. Le poche auto che passavano, qualcuna si fermava per fare rifornimento, servizio che adempivano egregiamente “TOMMASO E SUA MOGLIE, nel DISTRIBUTORE AGIP. Di lato a lui, FELICE del bar, mentre tantissime donne si facevano belle dal parrucchiere ANDREA. Intanto, mi faccio sempre più grande, e DORA della lavanderia si fa sempre più bella, insieme a “ROSETTA” e qualche amica di passaggio. La palestra della scuola DIAZ diventava il nostro campo di calcio, partite a non finire sotto un sole cocente, le corse per un bicchiere d'acqua e le urla della gente: comincio a suonare la BATTERIA.
Un bar adiacente alla fermata del pullman era il mio preferito, MILENA E GIOVANNI, due persone squisite, e un flipper con Tarzan disegnato, un gioco oramai dimenticato.
La macchina del tempo non fallisce, è inesorabile sfreccia come un lampo nel cielo, divento sempre più grande e l'infanzia diventa un ricordo.
La festa di Calvizzano, luci, colori e bancarelle sparse sui marciapiedi, il tiro a segno, e le “barchettelle” del CHIATTONE, le giostre variopinte giù a via COMMONE.
Si fa sempre più interessante la strada che racconto, un amico del cuore si pone davanti, il mio omonimo di nome insieme ancora oggi ci frequentiamo, le partite a biliardino da ON ARTURO le ha conteggiate. MICHELE intanto vende pesce, lo vedo stanco sul suo carretto, la sua voce che dice “ma calic ma calic”. Si è fatto tardi è ora di pranzo ALESSANDRO ed il suo cavallo vendono ancora qualche cosa, frutta e verdura all'angolo di strada, canta una canzone, è finita questa giornata. Una voce mi chiama: Massimo svegliati, è tardi, devi andare a lavorare.
Massimo Sabatino
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